COMMEDIE

L’USURAJO

o Giovanni Bleggi


Commedia in tre atti pubblicata a Locarno nel 1860; è una denuncia contro l’usura, vile mezzo attraverso il quale un ricco riesce a togliere il patrimonio del prossimo dopo aver prestato denaro a interesse. E’ la storia di una famiglia del Bleggio, costretta a subire l’usura da parte di un possidente del luogo, finché il giovane Alessi non si ribella e riesce a far condannare l’usuraio dal Tribunale di Stenico. Nella figura del giovane rivoluzionario Alessi si può intravedere la stessa figura di Giovanni Battista, fieramente avverso a ogni forma di ingiustizia e fiducioso nel trionfo dell’innocenza.

 

Frontespizio Tribunali Giudicariesi (1860)

TRIBUNALI GIUDICARIESI


Si tratta dei tragici avvenimenti subiti dalla famiglia di Giovanni Battista, costretta ad abbandonare la casa paterna sullo Spiazzo del paese in seguito ad un prestito contratto con un maggiorente di Stenico, il cui saldo è disconosciuto dal Tribunale di Stenico in combutta con il creditore.
La tragedia si compie sull’altare del dio profitto e in spregio ad ogni più elementare norma di corretto vivere civile, rispettoso dei diritti altrui, in quanto l’ingiustizia la fa da padrona assoluta. Pubblicata nel 1860 a Locarno, è definita dallo stesso autore "commedia in tre atti documentata" poiché fornita di una ricca e precisa appendice documentaria.

 

LA GARIBALDINA


Commedia brillante in tre atti, viene pubblicata, come le precedenti, a Locarno nel 1860. Il tema è interamente legato all'impresa dei Mille di Garibaldi: la famiglia Alari di Reggio Calabria viene coinvolta nella spedizione siciliana per via del figlio Pietro, volontario nella spedizione. Ma anche la moglie Teresa dopo alcune titubanze è della partita, e si eclissa dalla sua città per partecipare all'impresa come crocerossina, mentre l'amico di famiglia Stefano si vendica del commissario Stricca (nomen omen), colpevole tra l'altro di tentato ricatto sessuale verso Teresa, uccidendolo durante le giornate dell'insurrezione reggiana pro Garibaldi e i Savoia. La commedia segue passo passo l'avanzata di Garibaldi in Sicilia, da Calatafimi a Palermo, Milazzo e Messina, finché i volontari ritornano a casa. Anche Teresa riappare sulla scena di casa Alari travestita da garibaldina, con la notizia della sconfitta borbonica e l'annuncio della liberazione completa del regno delle Due Sicilie: e il ritorno sulla scena finale di Pietro, creduto morto durante la spedizione dei Mille, conclude trionfalmente la commedia. La commedia è corredata in appendice di una lettera critica, purtroppo incompleta. Nelle rarissime copie rintracciabili nelle biblioteche mancano infatti almeno due facciate; questa lacuna rende impossibile attribuirne l'autore, ma, dalle parole leggibili, doveva trattarsi di un personaggio importante per l'epoca e soprattutto molto esperto dal punto di vista drammaturgico. La commedia fu anche censurata nel febbraio del 1864 dall'ufficio della prefettura di Milano delegato al compito della revisione teatrale, poiché ritenuta pericolosa e meschina, nonché destinata a teatri di ultimo rango (Piazzoni Irene, "Spettacolo istituzioni e società nell'Italia post-unitaria (1860-1882), Biblioteca scientifica dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Roma, 2001).

 

POEMI

Frontespizio del manoscritto della Lorenziade (1851)

LORENZIADE

La Lorenziade è un simpatico poemetto scritto dal Sicheri (all'epoca Frate Leone) nel 1851 durante il noviziato al Convento delle Grazie di Arco. L'opera non fu mai pubblicata, ma venne fortunatamente trascritta dal confratello Amadio Frizzera grazie al quale si è conservata fino ad oggi. Il manoscritto si trova ora nella Biblioteca S. Bernardino di Trento. Nel poema, costituito da quattro canti di quaranta ottave ciascuno più un finale di altre sei ottave, Sicheri descrive in maniera fluida e divertente le gesta di Fra Lorenzo Bailoni (1799-1862) che si adoperò con grande intraprendenza per rendere il Convento più sano e abitabile. Durante le esondazioni del Rio Bordellino infatti, il Convento e i terreni circostanti venivano sommersi dall'acqua, trasformandosi così periodicamente in malsane paludi.

 

Frontespizio dell'Igiene (1858)

IGIENE

Poemetto scherzevole


Il Poemetto "scherzevole", come dice il sottotitolo, è edito nel 1858 a Bellinzona, per i tipi dell'editrice Colombi. Poema di ampio respiro, suddiviso in sette canti con strofe composte da ottave in endecasillabi, con rima alternata di stampo ariostesco e stile molto curato. La dedica è volutamente autoironica, "AI SONNOLENTI questa Bajucola nell'intendimento di addormentarli colla noja della medesima." La dissacrante ironia per le cose troppo serie si esercita in un poema di un certo respiro, addirittura impegnativo, incentrato sulle secolari battaglie tra Igiene (la salute) e Nosema (la malattia). Intorno al filo conduttore si vengono ad annodare varie leggende, quella dell'orso di S. Romedio, la mitica ipotesi dell'origine delle fonti termali alpine e la mitica città della salute, che altri non sarebbe che il Kurort dell'Alto Garda.

 

Frontespizio de La Caccia sull'Alpe (II^ edizione)

LA CACCIA SULL’ALPE


Oscillante tra l'epico e l'idilliaco, l'opera narra le vicende di caccia del giovane Tebano e dei suoi compagni sulle alte montagne delle Alpi, presumibilmente il Gruppo di Brenta per via dell'utilizzo del nome fantasioso di alcune località che dimostrano una certa assonanza con toponimi reali: Botro/Gotro, Gabdalo/Gablo, Ibicocastello/Castello dei Camosci.
La I^ edizione, intitolata La Caccia sull'Alpe del contadino del Menzo - canti sei, è pubblicata in forma anonima a Zurigo nel 1853. Nella premessa l'autore, intento in una battuta di caccia sul monte Baldo, chiede ad una Musa ispiratrice di renderlo un abile poeta e di dargli la forza di scrivere i suoi versi per dedicarli ad una nobildonna padovana (l'autore riporta solamente le iniziali: E. F.).
La II^ edizione, intitolata semplicemente La Caccia sull'Alpe, viene ampliata e viene pubblicata a Locarno nel 1860 presso la Tipografia Cantonale; è dedicata alla cognata Virginia Stanovich ed è articolata in sette capitoli (uno per giorno).

Frontespizio de  Il Cacciatore dell'Alpi (1864)

L'ultima edizione (la III^) di questa imponente opera è edita a Milano con un titolo diverso Il Cacciatore dell'Alpi, presso la Tipografia Internazionale ed è datata 1864. Riporta alcune piccole aggiunte nelle ultime pagine e i sette capitoli sono intercalati da sottotitoli che spezzano i lunghi versi. Inoltre, l'opera è impreziosita dalle bellissime stampe dell'architetto milanese Tito Vespasiano Paravicini del quale, nelle prime pagine, compare un meraviglioso ritratto del poeta Cangio. Di grande importanza storico-biografica la dedica: Agli Italiani esuli in Italia.
In sintesi gli avvenimenti essenziali dei sette capitoli:
I giorno: la speranza mattutina di una buona giornata di caccia. Martino sbaglia bersaglio, la battuta si conclude con un nulla di fatto.
II giorno: battuta fortunata di caccia ai camosci.
III giorno: gli abitanti fanno un ricco banchetto con dei capretti e un montone. Hanno luogo i giochi pastorali con tiro a segno, prova del braccio di ferro, salita al dosso del Botro.
IV giorno: nuova battuta di caccia al Castello dei Camosci.
V giorno: una furiosa tempesta costringe il giovane Tebano a nascondersi in una caverna, dove conosce l’eremita.
VI giorno: occupato dalla caccia all’orso, merito della cacciatrice Brunetta che abbatte l’orsa e i due orsacchiotti dopo una furiosa lotta.
VII giorno: dedicato alla preghiera: l’Italia selvaggia occupata da sette mandrie di animali guidati da bestie feroci e da un drago a sette teste; finalmente dal fango escono gli uomini che allontanano le belve mentre gli animali domestici si trasformano in uomini e donne e l’Italia diviene un paese civile.

 

Frontespizio delle Trasformazioni (1864)

TRASFORMAZIONI

 

Il pemetto Trasformazioni, edito nel 1864 a spese dell'autore presso la Tipografia fratelli Borroni di Milano, non è un poema autobiografico, tuttavia è l'opera in cui Sicheri si racconta di più. Dal prologo scopriamo molti interessanti particolari sulla sua vita: Giovanni Battista parla del suo paese, dei suoi genitori, del suo aspetto fisico, dei primi amori, degli studi, della delusione subita nell'ambiente ecclesiastico e del suo esilio di nove anni per amore della Patria (ovviamente l'Italia).
Sicheri stesso è il protagonista del poema che, trasformato di volta in volta in vari personaggi grazie ad una particolare ricetta magica, racconta e critica in modo frizzante e divertente la società del suo tempo, mettendo in luce gli aspetti negativi quali la corruzione, la falsità e l'ipocrisia.
Le sue denunce piccanti e pungenti sono rivolte in particolare alle classi sociali più abbienti: esponenti della borghesia e della Chiesa.
Il poemetto è suddiviso in sette capitoli: prologo, in rondine, in donzella, in topo, in oste, in uomo, in frate.

 

Ristampe delle opere del Sicheri edite nel 2011 dal Circolo culturale G. B. Sicheri; prefazioni a cura di Graziano Riccadonna ed Ennio Lappi, disegni di copertina di Aldo Orlandi.